Un’unica rete di tubazioni tutte collegate tra loro, che copra l’intero territorio gestito. È questo, probabilmente, il “sogno” di ogni gestore del servizio idrico: un solo grande acquedotto che permetta di prelevare l’acqua dove è in maggiore quantità e farla arrivare dove ce n’è meno, a seconda delle esigenze. Ottimizzare la risorsa e garantire sempre – oltre alla qualità dell’acqua– la continuità del servizio.
Per arrivare a questa situazione ideale la strada da fare è ancora molta, sia in provincia di Varese che altrove. La realtà degli anni passati, infatti, è nota a tutti: ogni comune (o quasi) aveva le proprie sorgenti, i propri pozzi e la propria rete di distribuzione. Ma l’importante è cominciare, come ha fatto Alfa sul territorio di propria competenza.
Grazie all’introduzione, già diversi anni fa, di normative per il settore che hanno dato vita agli Ambiti Territoriali Ottimali ATO (cioè ad aree di territorio più ampie, in genere corrispondenti alle province, sulle quali opera un unico gestore) oggi è possibile pensare“ più in grande” e avviare quel percorso che ha come prima tappa le interconnessioni tra acquedotti limitrofi.
Ma cosa sono, nei fatti, le interconnessioni? Ce lo spiega l’ingegner Giacomo Luoni nell’intervista allegata.