Si chiamano scolmatori (o sfioratori) e svolgono una funzione fondamentale, anche se a volte possono “far storcere il naso”. Quale? Evitare che le forti piogge facciano esplodere i tombini, allagando strade, piazze e case. Posti lungo le reti fognarie e i collettori, sono infatti questi piccoli manufatti a permettere il deflusso delle acque in accesso che non riuscirebbero a passare nelle tubazioni.
Ovviamente, la loro collocazione e la loro costruzione devono rispondere a precise regole dettate dalla normativa vigente, che tiene conto di vari fattori, non ultimo il numero di persone servite dalla rete fognaria. E si trovano solo sulle cosiddette reti miste, quelle cioè che convogliano sia le acque di scarico che quelle piovane.
DOVE STA IL PROBLEMA?
Nel fatto che ad uscire dagli scolmatori sono reflui fognari mescolati e diluiti con acqua di pioggia, con un aspetto (e talvolta un odore) non proprio da sorgente limpidissima. Di conseguenza, possono creare allarme, perché possono essere confusi con scarichi abusivi. Ma, come detto, non se ne può fare a meno, perché l’unica alternativa sarebbe quella di sostituire tutte le tubazioni esistenti con altre di diametro doppio o perfino triplo.
Alfa, che sul territorio provinciale ne gestisce più di 800, li sta tutti dotando di sensori (il 90% del lavoro è già stato completato) che allertano da remoto gli operatori quando entrano in funzione. Se sta piovendo nell’area interessata, l’entrata in funzione è corretta; diversamente, potrebbe esserci un problema di ostruzione delle tubazioni.
Nell’intervista che vi proponiamo, l’ingegner Michele Colombo, dell’ufficio Hydraulic Performance di Alfa, spiega nel dettaglio tutti gli aspetti più tecnici dell’argomento.