“La Lombardia è a secco. Ma non è una novità”. Parla così Paolo Valisa, meteorologo del Centro Geofisico Prealpino che – ai nostri microfoni – torna occuparsi di siccità. Numeri alla mano, Valisa ci spiega che l’assenza di pioggia e neve nel Nord Italia durante i mesi invernali non è un’anomalia. “Già nel 1989” – afferma – “non ci furono precipitazioni per ben 110 giorni. Nel 1997, invece, l’acqua si fece attendere per 89 giorni”. “Ciò che oggi fa la differenza” – prosegue – “è che la neve non è caduta nemmeno in alta quota, provocando l’esaurimento delle falde acquifere”.
LE CONSEGUENZE
Il cambiamento climatico può ovviamente provocare un’intensificazione di questi fenomeni: stiamo infatti assistendo ad una riduzione progressiva delle acque dolci, con la conseguente crisi del settore agricolo (che di quell’acqua ha bisogno per irrigare i campi).
AGRICOLTURA IN GINOCCHIO
A lanciare più volte l’allarme è stata Coldiretti, che nell’ultimo anno ha ripetutamente sottolineato come, proprio a causa dell’assenza di precipitazioni, è a rischio un terzo dei prodotti alimentari italiani. Il riferimento va soprattutto ai cibi tipici di quella che viene definita la “food valley” della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. I dati parlano chiaro: nel Nord Italia, sono circa 300 mila le aziende agricole e gli allevamenti segnalati in difficoltà. Tra i prodotti a rischio, Coldiretti cita grano duro, pomodori, frutta e verdura e riso. Senza dimenticare il mais, fondamentale per l’alimentazione degli animali, con possibili ripercussioni sulla produzione di formaggi e salumi.
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