Anche la “provincia dei Sette Laghi” ha subito le conseguenze della mancanza di precipitazioni nel corso dell’anno appena trascorso. Basti pensare che, tra pioggia e neve, il bilancio di fine anno parla chiaro: al suolo è caduta la metà dell’acqua che cade di solito, meno di 800 millimetri rispetto a una media storica di 1561 millimetri. Questo ha creato diversi problemi, primo fra tutti quello di dover garantire l’erogazione di acqua potabile a tutti i cittadini. Contrariamente a quello che si è portati a credere, le situazioni più critiche si sono registrate nel nord del Varesotto, cioè nelle aree montuose, dove si è portati a pensare che l’acqua sgorghi sempre copiosa dalle sorgenti.
Non è così. Le caratteristiche del terreno in alcune zone, infatti, fa sì che le sorgenti si svuotino rapidamente quando mancano pioggia e neve ad alimentarle, perché il sottosuolo non è in grado di trattenere a lungo l’acqua. È andata meglio nel sud della provincia, dove gli acquedotti sono alimentati dalle falde sotterranee e l’emergenza non si è sentita.
I NUMERI
Ma vediamo allora come ha “reagito” Alfa, il gestore del servizio idrico integrato della provincia. Innanzitutto, si è mosso su più fronti, con interventi che produrranno effetti positivi anche nel medio e lungo periodo. Per i casi più gravi si è intervenuti con autobotti che hanno portato l’acqua nelle zone più colpite, sia per la distribuzione ai cittadini che per riempire i serbatoi dei singoli acquedotti. Per fare questo si sono utilizzati anche mezzi più piccoli delle cisterne da 11 metri cubi, in grado di raggiungere anche le piccole frazioni montane. Inoltre, si è provveduto a un incessante lavoro per l’ottimizzazione dei volumi d’acqua stoccati nei serbatoi: i tecnici di Alfa si sono complessivamente dedicati all’emergenza per 3.900 ore.
Un secondo importante intervento ha riguardato l’installazione di misuratori di portata su 82 fonti d’approvvigionamento, per garantire un controllo da remoto dei flussi e segnalare in tempo reale eventuali criticità. In altre parole, questo ha permesso di controllare minuto per minuto il flusso di acqua da immettere nelle reti di distribuzione. Tale attività non si è conclusa con la fine dell’emergenza, ma è diventata strutturale, così come la realizzazione delle tre interconnessioni di rete. Si sono cioè allacciate tra di loro le tubazioni di tre diversi acquedotti comunali, in modo da poter gestire la risorsa nel migliore dei modi, a seconda delle esigenze. Tali interconnessioni torneranno certamente utili anche nel futuro.
Inoltre, le ore di reperibilità degli operatori sono state aumentate di quasi il 50%, perché le chiamate con la richiesta di interventi straordinari sono ovviamente state molte. E tali interventi, cioè solo quelli straordinari, hanno richiesto risorse pari a oltre 700mila euro.
IL RABDOMANTE DEI CIELI
Un capitolo a parte merita la ricerca delle perdite sulle tubazioni degli acquedotti. È noto che si tratta di un problema grave e generalizzato nel nostro Paese, dove si calcola che le perdite superino mediamente il 40% di tutta l’acqua immessa nelle reti. Nel periodo di siccità si è privilegiata la ricerca di queste “falle” in quei comuni maggiormente a rischio crisi idrica. Risultato: ne sono state individuate e riparate 280, delle quali 86 grazie alla ricerca effettuata col satellite.
Come? Grazie ad un veicolo spaziale che sta a oltre 600 chilometri dalla Terra e che è in grado, attraverso un sofisticato software, di “leggere” il terreno e di scovare la presenza d’acqua nel sottosuolo, distinguendone anche la tipologia. Incrociando questi dati con la mappa digitale delle reti acquedottistiche è possibile individuare, con un margine di errore di pochi metri, la presenza di perdite della rete.
IL FUTURO
Purtroppo i cambiamenti climatici non inducono all’ottimismo, quindi Alfa si sta attrezzando per il futuro progettando tutti gli interventi che possano mettere al riparo da nuove emergenze.
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